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Calcutta 23 luglio 2019 live @ San Benedetto del Tronto

Son stata a diversi concerti nella mia (giovane) vita, ma poche volte ho visto un tale affetto trasmesso dagli occhi di un artista. Edoardo, prima di essere un cantautore, è un ragazzo di trent’anni tondi tondi che da qualche anno racconta le sue esperienze più intime e personali, quelle che accomunano tutti i giovani, ma non solo. Di amori iniziati, finiti o mai cominciati. Di orgasmi profondi. Desideri, paure e sogni. Passeggiate a tarda notte. Di fresche limonate, olive (che sono buone, non si nega), kiwi e pesto col buio, niente pasta. Ma poi che vuol dire ‘’mangio il buio col pesto’’? Però ci sei simpatico proprio perché fai storcere il naso con quelle tue frasi stravaganti. E poi, scagli la prima pietra colui che non ha mai versato una lacrimuccia per colpa di Cosa mi manchi a fare. Insomma, ti si vuol bene, parlo a nome delle quattromila persone presenti nella zona del porto turistico di San Benedetto del Tronto.

Per gli assenti, ecco qua.

Alle 21 e un minuto una tipa bionda prende posto sul palco. Mascherata, occhiali da sole e minigonna rosa confetto. Beh, Calcutta non ha certo queste sembianze, no? Non si direbbe. È Myss Keta e di lei non sappiamo nulla. Nome, età, vita privata, nulla, tantomeno il suo viso. Sappiamo che è pazzesca, con la K, che è piena di energie, irriverente, senza peli sulla lingua, sfrontata al punto giusto. Myss Keta non si lascia frenare da nessuno e pretende che il pubblico si scateni quanto lei. Ci riesce. Prima di lasciar posto a ‘’quel mattacchione’’ di Edoardo, dà il meglio di sé con alcuni dei suoi brani più famosi: Milano sushi e coca, Una donna che conta, Botox, Le ragazze di porta Venezia, La casa degli specchi e ovviamente Pazzeska. Se ne va accompagnata da calorosi applausi. Da pazzeschi applausi, con la K. L’atmosfera è frizzante, ormai si è fatto buio, sono tutti in ansiosa attesa del nostro caro amico di Latina. Edoardo non si fa attendere troppo, dopo una quarantina di minuti le luci si spengono e compare in quasi religioso silenzio. Un piccolo saluto, dietro di lui ‘’benvenuti a questo concerto’’, attacca con Briciole. Calcutta, sei il solito, ci vuoi far già piangere? Applausi, altri saluti, ringraziamenti. Poi, Kiwi: a quanto pare bisogna tenere i fazzoletti a portata di mano. Mondo cane! Un altro pezzo da Evergreen, il primo singolo estratto dall’album: Orgasmo. Un inizio niente male. Segue Cane… Edoardo, ma non avevi detto di non aver voglia di uscire? Eppure sei venuto a San Benedetto, nonostante il quinto metacarpo rotto. L’ho già detto che ti si vuole bene? Una mini cover di Se tu non torni di Miguel Bosé e, ancora da Mainstream, Milano e Limonata. Seguono Paracetamolo e Rai, quest’ultima dedicata a Myss Keta. Sottolinea che l’hanno pensata insieme. Calcutta si ferma e si scusa di non poter fare la prossima canzone come si era prefissato, con chitarra e voce, perché, come già detto, impossibilitato dalla frattura. Ci confessa che di quello che il dottore gli ha consigliato, cioè di sospendere i concerti per un po’, poco gli è importato. Così la prossima canzone, Amarena, la lascia suonare in acustico da un altro ed egli ci dona ‘’solo’’ la sua voce. ‘’So che non vale il prezzo del biglietto’’, si scusa nuovamente. E invece sì, assolutamente: non siamo nemmeno a metà concerto e Calcutta si rivela già un ottimo artista. Appassionato, attento al pubblico, ecco l’affetto di cui parlavo prima, composto. Umile, non ha mai smesso di ringraziare. Dopo il toccante momento acustico sono stati eseguiti Nuda nudissima, Cosa mi manchi a fare, Oroscopo, Del verde, l’ultima uscita Sorriso (Milano Dateo), Arbre MagiqueHübner, una delle più belle di Evergreen, la dedica a sé stesso. Ancora Le barche e Due punti, penultima uscita. Finalmente Gaetano e subito dopo il lato romantico di Edoardo si manifesta con Saliva, quello strappalacrime con Frosinone. Siamo alla fine, ecco Pesto, uscita a febbraio 2018. Vedo più avanti alcuni ragazzi che tengono in alto un cartellone con scritto ‘’ti abbiamo portato il pesto’’. Ma allora si è capito cos’è questo buio col pesto? Buona la scelta di concludere con una delle più famose, che ha permesso a Calcutta di farsi strada nel panorama italiano. Qui ci abbiamo perso quasi la voce. Secondo la scaletta, Pesto sarebbe dovuta essere l’ultima, ma si sa come funziona, l’ultima non è mai l’ultima, c’è sempre un ‘’se non metti l’ultima noi non ce ne andiamo’’ e Calcutta, che conosce bene i suoi polli, anticipa che ne avrebbe fatta un’altra. Quale? Albero, anche questa in acustico. Il cerchio si chiude, altri fazzoletti per favore. Così emozionante, solenne oserei, che mi son venuti i brividi. “Tu te la immagini una vita senza di me?’’ Non so a chi si riferisca il ragazzo, ma che una vita senza musica non me la posso immaginare lo so bene. Che storia.

Edoardo ringrazia ancora: ‘’è stata una bella serata e mi sono anche un po’ emozionato’’.

Sì, è stato bello.

Bene, ora torno a casa e mi guardo un film… no, che sto dicendo: io vi giuro che torno a casa e vi scrivo un report!

 

live report a cura di Giulia Guarnaccia

foto Andrea Petinari

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