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Passo numero uno: raccogliere alcuni ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza con una retina da pesci rossi mentre affiorano sulla superficie dell’ippocampo.
Passo numero due: sistemarli su un pentagramma appositamente predisposto, con influenze elettroniche e R’n’B.
Passo numero tre: cantare.

Ecco fatto.

Curriculum vitae è il debutto ufficiale di Rareș. Lui ha ventidue anni e una voce calda e giovanile, che riesce a passare rapidamente da un tono malinconico ad uno sorridente.

L’album è delicato e quasi elegante negli arrangiamenti, una ventata d’aria fresca nell’indie italiano.

È un racconto lungo la cui protagonista è la giovinezza: la famiglia, gli studi, le passioni, i primi amori e soprattutto la musica. Lui stesso ha dichiarato, il giorno dell’uscita dell’album, di considerare le sue canzoni dei promemoria che però non si legano a luoghi precisi. Chiunque ascolti si può tuffare nel paesaggio musicale e farlo suo.

E noi ci tuffiamo.

L’album inizia con la promettente “Spalle” più e il suo ritmo orecchiabile che entra in testa, così come il testo, e continua a ruota con “Calma”. Loro due, “Io non ho parole in più” e “Marcellino” profumano di Andrew Bird. Più le canzoni scorrono più sembrano materiale da colonna sonora.

“Mamma banane” e “Vene più” si portano dietro un’atmosfera da zona industriale d’estate, Pallore è una scena al campetto dell’oratorio.

Ogni ritornello è un fotogramma, ogni ascolto un film nuovo.

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