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Federico Cimini è una delle realtà più interessanti della nuova scena cantautoriale italiana: in pochi mesi dal suo terzo disco “Ancora Meglio” pubblicato da Garrincha Dischi – e un tour di oltre 60 date tra cui il Fool Festival e il Tangram Festival – ha già conquistato una solida fanbase, grazie al suo modo sincero di porsi sul palco e alle sue canzoni con cui è facile immedesimarsi.

Abbiamo fatto qualche domanda a Cimini in occasione del suo live il 6 dicembre all’Heartz di Fermo per concludere un 2018 decisamente fortunato per l’artista calabrese.

Ciao Federico, benvenuto su Staradio! Premiamo PLAY e iniziamo. In “Buongiorno”, nel ritornello ripeti: “Io voglio stare bene, tanto per cominciare”. Che cosa significa per te stare bene, essere felice?
Quello che significa per tutti. L’importante è come raggiungere una situazione di benessere o felicità.

“La Legge di Muprhy” ha riscosso grande successo. Tutti ci siamo un po’ immedesimati nelle situazioni raccontate dal testo. Come è nato questo brano?
È nato da un periodo della mia vita in cui molte cose mi andavano male e non sapevo come uscire da questo tunnel di “sfiga”. Nella canzone ci sono una serie di immagini che fanno parte del mio vissuto ma anche del vissuto di una generazione piena di incertezze.

“I pregiudizi fanno male quasi quanto le etichette musicali”, “le classifiche falsate da chi muore di colite”, “i dj che si preparano all’arrivo dell’estate”. In “Fare Tardi” sono descritti alcuni aspetti del panorama musicale attuale. Cosa cambieresti e cosa lasceresti invariato?
Cambierei alcuni modi di lavorare delle etichette musicali (specie quelle molto piccole), che spesso sfruttano l’artista per un tornaconto personale; eviterei la corsa alla pubblicazione di fenomeni sempre nuovi quindi ad una concorrenza che nella musica non dovrebbe esistere. Il lato positivo di questo periodo è che c’è una maggiore attenzione alla novità da parte del pubblico, ma ho il timore che spesso ne resti deluso.

In “Una Casa Sulla Luna” parli di un porto, di un treno regionale, di piccoli borghi, di una casa sulla luna appunto. Qual è il tuo rapporto con i viaggi, soprattutto da quando hai intrapreso la carriera da musicista.
Mi piace spostarmi anche se sono un ragazzo molto pigro. I tour in questo senso aiutano molto perché sei “costretto” a spostarti. Per fortuna l’Italia è talmente bella che non ti annoi mai.

A chi è dedicata “Un’Altra Possibilità”? Chi è che ci ha provato ma alla fine ha perso?
È dedicata alla nostra società. Me la sono immaginata come un quiz televisivo in cui il tempo é quasi scaduto. A volte sappiamo di aver perso ma speriamo sempre che ci sia un’ultima possibilità.

Passiamo a “Un’Estate Così”. Per la musica italiana, sia passata che presente, l’estate è uno dei temi ricorrenti. Quanto la musica italiana ha influenzato il tuo percorso e il tuo modo di scrivere e comporre?
Tantissimo. Fino a pochi giorni fa ho praticamente ascoltato solo musica italiana e solo adesso per curiosità mi sto aprendo a tutto il resto. Però ci tengo a precisare che un’estate così inizialmente parlava del Natale.

Per concludere… Se dovessi scrivere una canzone su come vedi il tuo futuro o su come ti vedi in futuro… Come la intitoleresti?
Gin Tonic

di Laura Faccenda
Foto Edoardo Conforti

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