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“Cultura Mixtape”, l’ep di Dola che si completa di canzone in canzone, si arricchisce del suo quinto singolo: Pepita. L’artista romano realizza il suo primo featuring e per un’occasione così importante c’era bisogno di un nome caldo. Chi scegliere allora se non Ugo Borghetti, che di caldo non disdegna nemmeno una Peroni. I due sono strettamente legati da un ruvido tono di voce ma dal punto di vista musicale appaiono parallelamente opposti. Dola nel suo primo album “Mentalità” ha messo però in mostra una grande trasversalità artistica, unendo il cantautorato all’elettronica e il romantico al crudo. Nella sua attitudine musicale si nota inoltre un continuo attingere alla cultura hip hop, da qui ecco la collaborazione ed ecco Pepita.

Il singolo si muove inizialmente sul bancone di un qualche bar accompagnato da un profondo senso di amarezza con Ugo Borghetti che incastra rime ed alcolici.

Con l’arrivo di Dola questa amarezza esplode in un ritornello da cantare a squarciagola nel pieno dell’ubriachezza, magari con i bicchieri che si frantumano a terra. Riprende la parola il rapper che nella sua seconda strofa ci concede anche riferimenti romanticamente calcistici (“’na sigaretta dopo l’altra paro Zeman”, “Stamattina c’ho la stessa proprietà de linguaggio de Boskov”) e manda messaggi d’affetto ai propri amici, lasciando poi di nuovo spazio allo straziante urlo liberatorio di Dola.
Il rap crudo e reale di Ugo e la voce emotiva e graffiante di Dola uniti a quel pizzico di disagio (“in gita a San Patrignano) che ha contraddistinto finora l’EP sono quindi gli elementi giusti per ottenere un brano che farà breccia nei cuori degli ascoltatori e si guadagnerà sicuramente un posto di tutto rispetto nelle Playlist più grigie di Spotify.

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